Chi ha il diritto a narrare, mappare e spiegare il Mediterraneo? Si tratta di sottrarre il pensiero al calcolo dell’oggettività occidentale e di ricollocarlo nell’intersecarsi delle correnti che compongono una densità storica, una complessità culturale e una sfida epistemologica irriducibili a un solo linguaggio o punto di vista, per quanto universali siano le sue pretese. Rinegoziare il senso storico e culturale del Mediterraneo ci porta ad affrontare una serie di questioni molto più ampie, non necessariamente autorizzate dai lessici europei e occidentali.

BOOKS/LIBRI

Mediterraneo blues: Musiche, malinconia postcolonial, pensieri marittimi (2020)

Delle geografie sensoriali si disegnano mappe, proprio come accade per i monti, i fiumi, le pianure. Ma è una cartografia che sovverte le certezze, invece di fissare coordinate precise. Così, niente di più fluido ed evocativo di un paesaggio acustico, perché dai suoni trapelano storie, con la loro densità affettiva e la loro costitutiva eccedenza rispetto al tempo e ai luoghi. E niente di più vibrante di un corpo d’acqua sulle cui rotte avviene la diaspora di ritmi, melodie, vocalizzi, tonalità: il Mediterraneo. “Un’infinità di tracce accolte senza beneficio di inventario”, direbbe Gramsci, lain Chambers sa quanto sia destabilizzante inseguire le scie sonore di un archivio liquido e meticcio – il nostro mare, le sponde di tre continenti – e quanto il pensiero di terraferma abbia da guadagnare da un simile spaesamento. Una delle tante suggestioni di questo saggio nasce infatti da un’idea meno scontata di identità e di dimora. Grazie alla sensualità dei suoni, alla memoria che custodiscono e alle appartenenze che mettono in gioco, ci rendiamo conto che l’importante non è tanto avere una casa nel mondo, bensì creare un mondo in cui sentirsi a casa.

La questione mediterranea (2019)

Con Marta Cariello.

Come e perché interrompere e riorientare la nostra comprensione del Mediterraneo, delle sue storie e culture? Prodotte nel tempo e nello spazio, le geografie e le storie non sono mai neutrali, ma sempre il risultato di imposizioni e contestazioni; sono, in ultima analisi, elaborate e praticate da coloro che hanno il potere di imporre le proprie mappe e cronologie. Ragionando in termini dell’impatto storico e culturale della configurazione mobile, migratoria e mutevole del Mediterraneo, le prospettive proposte in questo volume cercano deliberatamente di smontare e disfare l’autorità dell’archivio attuale. Al suo posto si propone un insieme di considerazioni interdisciplinari e transculturali che permetta a un altro Mediterraneo – subalterno, rimosso e negato – di emergere, per interrogare e interrompere la narrazione abituale.

Paesaggi Migratori (2018)

Le migrazioni contemporanee hanno spezzato il tempo della modernità. Quando l?Altro non è più tenuto a distanza, ma appare costantemente nella forma concreta degli altri e delle altre; quando l’incontro tra culture, storie, religioni e lingue diverse emerge al centro della nostra vita quotidiana, la “ragione” occidentale deve ripensare i propri punti di riferimento, le proprie fondamenta. Con “Paesaggi migratori”, Chambers si propone proprio questo: aprire nuove prospettive e nuovi percorsi e instaurare un rapporto uno dei testi più incisivi degli studi postcoloniali.

Edizione italiana di Migrancy, culture, identity (1994)

Ritmi urbani (2018)

Il volume che il lettore e la lettrice si trovano tra le mani offre una parabola della storia della cultura britannica ed europea del dopoguerra: dall’arrivo dei suoni alieni dagli Stati Uniti negli anni Quaranta e Cinquanta, rappresentati dal jazz, dal rhythm and blues e dal rock’n’roll, a una conclusione quasi apocalittica nel calore bianco del suono domestico del punk trent’anni dopo. Si passava in quell’arco di tempo dall’ingresso epocale della musica nera, afroamericana e sue derivazioni, alla liberazione delle musiche locali dalla prigione del provincialismo. Questa mondializzazione della musica era destinata a distruggere il vecchio ordine locale, creando delle possibilità inaspettate, soprattutto per le culture subalterne, in un mondo divenuto sempre più mercato. La tecnica, i mezzi per produrre e riprodurre la musica occupano una parte centrale in questa storia. Ma più significativo è il cambiamento radicale nell’orizzonte del senso proposto dalle musiche di questi anni, che continua a incidere sul nostro presente.

Edizione italiana di Urban Rhythms (1985)

Location, borders and beyond (2018)

Although we are all suspended in planetary networks, composed and configured through economic, political and cultural powers, once brought to earth and grounded in an image, a sound, a poetics, such processes and procedures acquire unsuspected shape and critical immediacy. The enclosed essays seek to explore some of the historical forces and cultural perspectives that are sustained in the postcolonial framing and reception of such images.

Postcolonial Interruptions, Unauthorised Modernities (2017)

A work that revaluates the cultural and political understandings of the world today from the perspective of the south. Largely located in the Mediterranean, and in understandings of a ‘southern question’ that extends beyond local and national confines, the arguments and perspectives proposed seek to explore the historical formation and political configurations of a multiple modernity. Drawing upon the interdisciplinary lines of thought developed within cultural and postcolonial studies, the work develops a concept of heritage beyond the concerns and obsessions of the Anglo-American world. It offers a counter-hegemony construction of the figure of the migrant and ‘other’ as a disruptive force in the construction of the idea of the West. It proposes a rethinking of the geo-political economies of knowledge and power, lived and viewed from elsewhere. This accessibily written book should be of interest to anyone interested in the construction of modernity and the future of postcolonial studies.

Mediterranean Crossings (2008)

In evocative and erudite prose, Chambers renders the Mediterranean a mutable space, profoundly marked by the linguistic, literary, culinary, musical, and intellectual dissemination of Arab, Jewish, Turkish, and Latin cultures. He brings to light histories of Mediterranean crossings—of people, goods, melodies, thought—that are rarely part of orthodox understandings. Chambers writes in a style that reflects the fluidity of the exchanges that have formed the region; he segues between major historical events and local daily routines, backwards and forwards in time, and from one part of the Mediterranean to another. A sea of endlessly overlapping cultural and historical currents, the Mediterranean exceeds the immediate constraints of nationalism and inflexible identity. It offers scholars an opportunity to rethink the past and present and to imagine a future beyond the confines of Western humanistic thought.

Le molte voci del Mediterraneo (2007)

Seguendo storie e culture finora negate e nascoste, per esempio quelle tracciate nei suoni della musica o quelle aperte dagli aromi delle cucine, emerge un Mediterraneo molto diverso da quello “classico”, in cui l’Europa vede solo il riflesso di se stessa. Ascoltando i diversi linguaggi che compongono il Mediterraneo, di ieri e di oggi, diventa possibile seguire prospettive nuove, più ricche e aperte, in cui il Mediterraneo si profila come crocevia di civiltà e possibile luogo di incontro. In equilibrio fra taccuino di viaggio, critica letteraria e musicale, narrazione storica e saggio filosofico, questo saggio parla al lettore del fascino inatteso dello “spaesamento”: il ritrovarsi senza coordinate in una dimensione al tempo stesso di transito e di transizione, dove abbandonarsi alle correnti per imparare a riconoscere un’altra possibile misura del mondo.

Edizione italiana di Mediterranean Crossings (2008)

Sulla soglia del mondo (2003)

Siamo tutti figli di un pensiero che ha origine nell’umanesimo, in un epoca in cui l’uomo misurava e classificava tutto sentendosi al centro dell’universo, senza mettersi mai in discussione. Tuttavia, il senso del mondo che abbiamo ricevuto in eredità è soggetto a una revisione radicale. In una serie di saggi che accostano Heidegger a Jimi Hendrix , vedono lo spazio coloniale iscritto nell’estetica del Barocco, e sondano attraverso la musica le memorie rimosse della modernità, Iain Chambers, soprattutto alla luce della critica postcoloniale, evidenzia la necessità di porre interrogativi su quanto abbiamo acquisito acriticamente, e di riconsiderare le categorie culturali, sociali, estetiche – fin qui accettate.

Edizione italiana di Culture after humanism (2001)

Culture after Humanism (2001)

Culture After Humanism asks what happens to the authority of traditional western modes of thought in the wake of postmodernist theories of language and identity. Drawing on examples from music, architecture, literature, philosophy and art, Iain Chambers investigates moments of tension, interruptions which transform our perception of the world and test the limits of language, art and technology.

Dialoghi di frontiera (1995)

Un viaggio tra due sponde e tra due culture in alcuni dei territori della filosofia, della critica, della cultura contemporanea. I saggi contenuti nel volume conducono ad incontri con Nietzsche ed il “pensiero debole”, con i misteri dell’essere “britannico”, e con interessi più immediati quali il mondo dei computer, la moda, la differenza sessuale e l’etnicità. Saldamente collocati all’interno del dibattito su modernismo e postmodernismo, gli scritti danno avvio a dialoghi sulla cultura contemporanea e sulla politica in un contesto etico e ecologico.

Edizione italiana di Border Dialogues (1990)

Migrancy, Culture, Identity (1993)

Chambers takes us on a journey into the disturbance and dislocation of history, culture and identity that faces us all, to explore how migration, marginality and homelessness disrupts t he West’s faith in progress and rational thinking.

Border Dialogues (1990)

Border Dialogues explores some of the territories of contemporary culture, philosophy and criticism. It touches on arguments surrounding Nietzsche and Italian ‘weak thought’, the mysteries of being ‘British’, and with more immediate concerns such as computers, fashion, gender and ethnicity. The chapters explore how such different strands are joined together, and how this can lead to a reassessment of contemporary cultural criticism. This innovative and interesting reissue will be of particular interest to students of critical theory, cultural studies, radical philosophy and deconstruction.

Popular Culture (1986)

A history ‘from below’ of the emergence of urban popular cultures in the context of the formation of modern Britain.

Urban Rhythms (1985)

A cultural history of the emergence of pop music in the historical context of post-1945 Britain, paying particular attention to the sounds and their inter-cultural resonance.

Ritorni Critici (2018)

Iain Chambers, Lidia Curti e Michaela Quadraro, a cura di.

Questa raccolta di contributi nasce dal proposito di rinnovare i linguaggi delle analisi critiche dei testi e delle pratiche culturali nell’epoca contemporanea: un’opera di costruzione teorica che intende disseminare la ricca gamma di percorsi interdisciplinari e transculturali degli studi culturali e postcoloniali all’interno di una nuova prospettiva critica.

The Postcolonial Museum (2017)

Iain Chambers, Alessandra De Angelis, Celeste Ianniciello, Mariangelo Orabona and Michaea Quadraro. eds. 

This book examines how we can conceive of a ’postcolonial museum’ in the contemporary epoch of mass migrations, the internet and digital technologies. The authors consider the museum space, practices and institutions in the light of repressed histories, sounds, voices, images, memories, bodies, expression and cultures. Focusing on the transformation of museums as cultural spaces, rather than physical places, is to propose a living archive formed through creation, participation, production and innovation. The aim is to propose a critical assessment of the museum in the light of those transcultural and global migratory movements that challenge the historical and traditional frames of Occidental thought. This involves a search for new strategies and critical approaches in the fields of museum and heritage studies which will renew and extend understandings of European citizenship and result in an inevitable re-evaluation of the concept of ’modernity’ in a so-called globalised and multicultural world.

The Ruined Archive (2014)

Iain Chambers, Giulia Grechi, and Mark Nash. eds. 

The essays in this volume circulate in the constellation of cultural, postcolonial and museum studies to propose a series of intersecting perspectives promoting critical responses to this ongoing interrogation. Memory, the archive, and the politics of display, are unwound from their institutional moorings and allowed to drift into other, frequently non-authorised, accounts of time and space. Called upon to negotiate unplanned encounters with unsuspected actors and the obscured sides of modernity, the museum becomes an experimental space, a laboratory for a cultural democracy yet to come.
With contributions by: Fernanda Albuquerque, Chiara Baravalle, Giuseppe Biscottini, Francisco Cabanzo, Iain Chambers, Maria Iñigo Clavo, Lidia Curti, Alessandra De Angelis, Beatrice Ferrara, Jessica Fiala, Giulia Grechi, Celeste Ianniciello, Jan-Erik Lundström,Olga Fernández López, Mark Nash, Mariangela Orabona, Claire Pajaczkowska, Michaela Quadraro, Elizabeth Stanton.

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Esercizi di Potere (2006)

Iain Chambers, a cura di.

Nato da un incontro di voci diverse, letterarie, storiche, politiche, interdisciplinari, il libro intende rielaborare e rilanciare l’eredità critica di Antonio Gramsci e Edward Said: il primo relegato nell’ombra dall’inerzia della cultura istituzionale, il secondo uno straniero che ha inciso solo in maniera obliqua su tale formazione. Il grande salto effettuato nel pensiero critico occidentale da Gramsci e poi rielaborato da Said è stato quello di capire che la lotta politica, culturale e storica non consiste nel rapporto tra la tradizione e la modernità, ma tra la parte subalterna e la parte egemonica del mondo.

La Questione Postcoloniale (1997)

Iain Chambers e Lidia Curti. a cura di. 

La questione postcoloniale raccoglie gli interventi critici di Homi Bhabha, Stuart Hall, Trinh T. Minh-ha, Paul Gilroy, Angela McRobbie, Catherine Hall, Alessandro Triulzi, Vron Ware, Clara Gallini, Hanif Kureishi, tra gli altri, che uniscono voci note e altre emergenti nel tentativo di rispondere alle molte domande suscitate dal concetto stesso di “postcoloniale”. I saggi presenti nel volume si muovono tra aspetti dell’imperialismo moderno e tratti delle culture ibride metropolitane di oggi, tra la scrittura afro-americana e ciò che l’instabile mistura di nazionalismo e religiosità produce nella città postcoloniale. 
Nella loro riflessione critica, gli autori vanno ben oltre le metafore fin troppo scontate di integrazione e multiculturalismo, per confrontarsi con la pluralità di voci, corpi, popolazioni e storie che, giungendo dall’altrove, inducono quella sorta di corto circuito che mette in discussione il senso stesso di “centro” e “periferia”

Edizione italiana di The Postcolonial Question (1995)

The Postcolonial Question (1995)

Iain Chambers & Lidia Curti. eds. 

This volume brings together the critical interventions of Homi Bhabha, Stuart Hall, Trinh T. Minh.ha, Paul Gilroy, Angela McRobbie, Catherine Hall, Alessandro Triulzi, Vron Ware, Clara Gallini, Hanif Kureishi, amoing others to engage in the attemt to respond to the many questions thrown up the concept of the “postcolonial”. The essays move between aspects of modern imperialism and the cultural hybridity of everyday metropolitan life, from Afro-American literature to the unstable mixtures of nationalism and religion produced in the contemporary postcolonial city. In their critical reflections the authors move beyond the ready metaphors of multiculturalism and intergration to confront the plurality of voices, bodies, populations and histories whose seeming arrival from elsewhere produces a short circuit that puts in question the very idea of “centre” and “periphery”, and the “elsewhere”.

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